SCENA 1
Descrizione del giardino
Torino 1960
Un vento fresco e leggero strapazzava i boccioli di rose
incolte e non potate che si arrampicavano sul recinto di legno marcio e
tarlato. L’edera si notava in tutti i posti: ricopriva la fontana senza acqua,
arrivava perfino sui rami più alti degli alberi secolari. Solo le pietre che
componevano figure geometriche davano il nome alle aiuole poiché al centro non
c’erano fiori.
In questo luogo desolato della città di Torino come ogni
pomeriggio andavano in quel posto a giocare dei ragazzi. Si potevano sentire le
loro grida:
<<1,2,3 stella!! 1,2,3 stella!! Tana libera tutti!!
GOAL, GOAL!! Canestro, canestro!!>>.
Erano questi i giochi che tenevano in vita quel posto
dimenticato da Dio.
SCENA 2 L'arrivo della multinazionale
Un pomeriggio mentre i ragazzi e le ragazze giocavano
udirono dei rumori strani: erano dei grandi e mostruosi caterpillar che si
avvicinavano.
Alcuni operai, per conto di una grande multinazionale di
supermercati, avevano iniziato a transennare il perimetro del giardino.
Quando videro i ragazzi li scacciarono con modi bruschi. Il
capo cantiere con aria scortese disse ai bambini:
<<Dovete subito andarvene da questo posto>>.
Ma Laura una ragazzina di dodidi anni che non aveva mai
paura di niente e di nessuno disse:
<<Noi non ci muoviamo da qui>>.
Il capo cantiere spazientito li spinse fuori e minacciò di
chiamare la polizia.
SCENA 3 La
riunione notturna
Dopo cena i bambini si incontrarono nel giardino in gran
segreto e cominciarono ad elaborare un piano.
<<Adesso come facciamo a giocare qui è tutto
transennato>>.
Esclamò Luca.
<<Possiamo togliere i bulloni alle ruote delle ruspe
cosi non riusciranno a muoversi>> propose invece Alice.
<<Calma, calma!!>> disse Laura con aria sicura <<Troveremo
la soluzione ora state tranquilli!>>.
Dopo aver tagliato qualche cavo entrarono e videro come gli
uomini avevano ridotto il loro giardino: avevano tolto tutte le rose, tagliato
alcuni alberi e tolte le panchine.
Con le lacrime agli occhi, la bocca senza espressione e le
sopracciglia inclinate i ragazzi giravano per il giardino con in mano una
torcia.
Ad un tratto Laura inciampò e cadde.
Quando si chinò per
raccogliere la torcia vide sulla pietra una lapide coperta d'edera, sulla pietra c'era una foto, il nome Ruggero Condò e la
data di morte: 1944.
SCENA 4 Qualcosa
esce fuori dalla terra…
Laura stava provando a rialzarsi quando sentì una morsa
gelida: era una mano scheletrica che le stringeva la caviglia. Laura gridò.
Proprio lei che non aveva mai avuto paura di niente e di nessuno. La sua gamba
ora era stretta in una morsa di ferro. Come fosse una pinza scheletrica la mano
trascinava il piede di Laura verso le profondità della terra.
Gli amici della ragazza la presero per i polsi e iniziarono
a tirarla ma all'improvviso dalla terra spuntò un teschio con un’incisione che
partiva dalla fronte e arrivava vicino al naso passando per l’orbita. Ad un tratto la presa si allentò e i ragazzi caddero uno
sopra all’altro.
Mentre il respiro pesante dei ragazzi si faceva sentire,
loro strisciavano carponi vedendo quell’essere spuntare lentamente dalla terra
.
Egli si incamminò verso i ragazzi che sudavano freddo quando
inciampò con un ramo e finì a terra.
Per avanzare conficcava nel terreno le sue mani dotate di
unghie che sembravano uncini.
Le urla dei ragazzi si sentirono a venti chilometri di
distanza ed egli parlò:
<<Tacete! Siete
stati voi a fare tutto questo baccano!!?>>.
<<Nnnnno nnnonn
sssiamo stati noi>>
disse Laura balbettando.
<<Allora ditemi
chi è stato sennò vi decapito e vi lascio qui a marcire per secoli>>mugugnò il morto vivente.
<<Nnnnnnonn
sssiamo stati nnoi ssono stati degli uomini per conto di una grande
multinazionale che qui vuole costruire un immenso supermercato, vogliono
toglierci questo giardino>>.
Continuò Laura con il cuore in gola mentre le gocce gelide
di sudore calavano lentamente come se anch’esse avessero paura del fantasma.
SCENA 5 La storia
di Ruggero Condò
Ma
che cos'era quel cadavere che si era rianimato dalle viscere della terra? Un
fantasma, uno zombie? Ebbene Laura e gli altri non potevano credere ai loro
occhi perché quello che avevano davanti era un non-morto, un cadavere
resuscitato che non trovava pace.
<<Chi
sei?>> domandò la ragazzina: <<E
perché eri sepolto vicino a quest'albero?>>
Lui
si drizzò in piedi e iniziò con voce profonda:
<<Mi chiamo Ruggero Condò e sono un partigiano. Nel 1943 ero a capo di una
brigata che si chiamava Garibaldi, avevo solo 19 anni, ma c'erano tanti ragazzi
e ragazze della mia stessa età. Non sopportavo il fascismo ed odiavo
i nazisti. Venivo dalla Calabria, fuggivo dalla guerra e scappavo con la mia
famiglia. Mi rifugiai in Piemonte. Una notte fui catturato dai tedeschi e venni
incatenato da loro a quest'albero che vedi. Mi torturarono per ore perché
volevano che rivelassi loro i nomi dei miei compagni e il nostro nascondiglio.
Ma io Ruggero non parlai e cosi mi fucilarono. I miei compagni allora mi
seppellirono in questo giardino>>.
SCENA 6 Il sabotaggio
Laura in quel momento era molto
triste e sorpresa, ora le sembrava tutto così reale, adesso che Ruggero aveva
raccontato la sua storia avevano una ragione in più per mantenere intatto il
giardino. Cominciò a spiegargli che una famosa multinazionale aveva intenzione
di costruire
un supermarket, proprio su quel
terreno, e che il suo gruppo di amici era intenzionato a fermarli. Ruggero
appena sentì queste cose, per lui orribili visto che la sua tomba sarebbe stata
spazzata via d'un colpo, diventò furioso e disse:
<<Dobbiamo fermarli. Insieme
distruggeremo i macchinari degli operai! Io vi aiuterò>>.
Si
sedette ai piedi dell’albero e chinò la testa: sembrava morto più di quello che
era. Così iniziarono a
buttare giù alcune idee per sabotare tutte le macchine.
All’improvviso a Laura venne in
mente un’idea:
<<Potremmo mischiare farina, acqua e zucchero e gettarli nel serbatoio
delle macchine. Ma come facciamo domani mattina a entrare nel cantiere senza
essere visti?>>.
Ruggero propose loro di prendere
tutto il necessario e di rimanere al sicuro in un nascondiglio vicino a una
siepe.
Laura si offrì per andare a casa a prendere cinque pacchetti
di zucchero utili per compiere quell'operazione di sabotaggio. Ogni ragazza e
ogni ragazzo portò qualcosa, chi l'acqua, chi la farina, chi una coperta per
ripararsi dal freddo della notte. Lottare per uno scopo comune li aveva uniti e
reso molto solidali tra loro. Grazie alla forza di Ruggero riuscirono ad aprire
i serbatoi delle macchine e vuotarono tutto quello che avevano portato
all'interno. I ragazzi andarono a dormire mentre il morto vivente rimase lì
nascosto ad aspettare il canto del gallo e l’arrivo degli operai.
SCENA 7 L’esplosione
Al sorgere del sole, Ruggero svegliò i ragazzi. Gli uomini
accesero i macchinari ma nessuno riusciva a partire. Sbigottiti i lavoratori
non sapevano cosa fare quando a un tratto Ruggero e Laura sbucarono dalla
siepe. Gli uomini impallidirono davanti al cadavere che camminava verso di loro
e fuggirono via dalla paura.
Ruggero tra le mani aveva una bomba artigianale,
una vera bomba carta che aveva fabbricato durante la notte, una di quelle che
faceva durante gli anni della Resistenza partigiana, la rigirò e la lanciò
contro uno dei più grossi escavatori.
Si sentì un botto tremendo.
Gli operai si diedero tutti alla
fuga e non tornarono mai più. Anche Ruggero quando ebbe salutato i ragazzi e
stretto la mano a Laura in segno di riconoscenza ridiscese nelle profondità
della terra.
Da quel giorno si sparse la voce che il giardino era
infestato dai fantasmi. Laura intanto crebbe e studiò all'Università alla
facoltà di Storia, quando fu adulta fece delle ricerche e scoprì la vera storia del partigiano Ruggero Condò.
NB: Il nostro è un racconto di fantasia ma Ruggero Condò è esistito davvero anche se la sua storia è un po' diversa. Il partigiano Condò fu ucciso, si racconta, nei forni crematori di Mauthausen, in Austria, poiché è bene ricordarlo: non morirono solo ebrei durante l'oppressione nazifascista ma tutti coloro che lottavano per la libertà.